|
DOUAR LABIB BEN LARBI
Il paese che non c'è |
|
Non
è una parola magica (o forse lo è).
E' il nome di un villaggio che si trova nel bel mezzo del Marocco.
Douar significa proprio "villaggio", Labib e Larbi sono nomi di
persona, Ben significa "Figlio di"; dunque: Villaggio di Labib
figlio di Larbi.
Questo signor Labib è stato il primo ad insediarsi da quelle parti,
ed è il nonno del babbo di uno dei ragazzi marocchini che ho avuto
la fortuna di incontrare
o forse sarebbe meglio dire che il Signore
ha messo sulla mia strada.
Non sto a raccontarvi la
storia di Mohamed e del fratellino Youssef, vi dico soltanto che per un
disegno imprescrutabile della Provvidenza sono entrati nella mia casa
e da un anno circa condividiamo le stesse stanze, la stessa tavola, e,
non di rado, le stesse ansie e preoccupazioni: loro marocchini musulmani
figli di un Imam, io italiano e prete cattolico. |
|
Mohamed era da cinque anni
in Italia senza mai poter tornare a casa, quando finalmente è arrivata
la regolarizzazione ed il permesso di soggiorno per i due fratelli, ha
cominciato subito a organizzarsi per tornare a casa in agosto.
Non mi ricordo perché, ma una sera a tavola dissi che li avrei
accompagnati volentieri, e così è stato.
Ma dovè Douar Labib Ben Larbi?, domandai.
La risposta fu immediata: vicino a Marrakech!
Comprai una carta del Marocco, e poi una più grande, ma in nessuno
dei due casi sono riuscito a trovare Douar Labib Ben Larbi.
Carte alla mano cercai di farmi descrivere i villaggi vicini, così
abbiamo individuato un incrocio di strade che dista 44 Km da Marrakech:
"Arbaa Oarbaine" o "Centre 44", da lì parte
una strada per Safi, sulla costa; a metà strada tra "Arbaa
Oarbaine" e Chemaia c'è una strada che porta al nostro villaggio.
In qua e là sulla carta vi sono diversi nomi di villaggi ed ho
provato a domandare se il nostro villaggio era vicino a questo o a quello
ma le risposte che ho avuto erano generiche ed evasive, ne è nato
un gioco tra noi che è durato parecchio tempo: ma Douar Labib Ben
Larbi esiste davvero?
Ogni volta era "il villaggio che non c'è".
Ma siete sicuri che quel villaggio esista?
Non è che mi portate in mezzo al deserto?
Magari si arriva lì è non c'è più nulla! |
|
Il
gioco è durato fino alla partenza
poi tremila chilometri, e
finalmente si arriva a Marrakesh, città affascinante, subito dal
suo primo impatto, come poche ne ho viste.
Sul far della sera arriviamo a Arbaa Oarbaine
svolta a sinistra!
Il sole stava calando in un paesaggio asciutto, brullo, secco, desertico.
I pioli sulla destra della strada scorrevano lentamente indicando l'avvicinarsi
di Chemaia.
Ormai si è fatto buio, non c'era neppure la luna. I miei occhi erano
inchiodati sul nastro d'asfalto che mi scorreva sotto le ruote e non riuscivo
a vedere altro. Poi un barlume di luci fioche, qualche casa ed anche El
Ouihat è lasciato alle spalle.
Qualche chilometro ancora e poi
Gira a sinistra.
Dove?
Lì a sinistra!
Dove a sinistra, non vedo nulla!
Lì, proprio lì
giraAAA!
Mi sono fidato e sono uscito dall'asfalto
l'auto ha sussultato sotto
il peso del carico, il movimento improvviso, e per trovarsi su un terreno
sconnesso.
Vai avanti così
piano, piano
un po' più a sinistra,
un po' più a destra
non andare nel campo!
Non vedevo nulla, per me era tutto uguale: il campo sulla destra, quello
a sinistra e quella che chiamavano strada che era sotto le ruote.
Il buio era pesto, squarciato soltanto dalla luce dei fari che radevano
il suolo e rendevano ogni immagine quasi lunare: i sassi, le buche, le sporgenze.
Poi qualche muro, uno slargo, una piccola salita tra due muri di pietra.
Alcune persone stavano aspettando nel buio fitto fitto di quella notte.
Dunque eravamo arrivati a Douar Labib Ben Larbi.
Per dir la verità ero troppo stanco, e troppo confuso e emozionato
per l'emozione dei miei amici che non ci pensavo più, eravamo arrivati
e basta.
Si va a dormire
sul pavimento le stuoie, i tappeti, le lenzuola,
le coperte, i cuscini. |
|
Non
mi ricordo se è stato il canto del gallo o il ragliare dell'asino
che al mattino mi hanno svegliato, sembrava che facessero a gara a chi dava
la sveglia per primo.
Poi la voce del babbo che svegliava altri
guardo l'orologio, erano
le 5.30; il chiacchiericcio di donne, il movimento nell'aia. Gli altri amici
dormivano ancora indisturbati
sonnecchio ed alla luce del mattino
guardo la stanza: i muri spessi, bianchissimi; certo chi li ha tirati su
non aveva usato il filo a piombo; il soffitto alternava fusti di albero
e canne, più su un cannicciato; le piccole finestre, senza vetri,
hanno un fantasioso intreccio di filo di ferro come inferriata. Qualcuno,
lontano, grida tra le strade una strana cantilena: è il venditore
di menta, mi spiegheranno poi. |
|
Mi alzo, esco dalla porta e mi trovo davanti una piccola aia chiusa da un
muretto sormontato di vasi e piante che la sera prima avevo appena notato.
Il muretto è fatto di pietre tenute insieme dal fango, guardando
meglio ho visto che tutto era fatto così.
Al di là di quel muretto, l'aia con la mucca, più in là
il resto del villaggio, poi il mio sguardo si fissa su una collinetta brulla
punteggiata di fichi d'india.
Ebbi una sensazione strana: quello spazio che avevo davanti, piano piano,
mi si allargava; tutto è così essenziale e semplice: la terra,
le pietre
il verde dei fichi d'india assomigliava al colore della
terra, anche il freddo azzurro del cielo prendeva il colore caldo ocra della
terra
insomma lo spazio stava perdendo i suoi limiti ed ebbi la sensazione
di vedere oltre
trovai Dio estremamente vicino.
Mamma mia!
Alzo gli occhi verso i monti: da dove mi verrà l'aiuto? Il mio aiuto
viene dal Signore, che ha fatto cielo e terra. |
|
Mi
fu offerto un piccolo secchio con acqua tiepida per lavarmi.
Intanto tutti si erano alzati: i ragazzi si erano lavati e preparati per
la preghiera.
Le ragazze avevano già portato le pecore al pascolo, erano andate
con l'asino al pozzo per fare il carico dell'acqua, avevano già munto
la mucca, spazzato l'aia e l'odore che usciva dalla cucina faceva intuire
che la colazione era pronta. |
|
La
sensazione del mattino non mi aveva abbandonato, il delicato movimento delle
ragazze (Mohamed e Youssef hanno sei sorelle) il loro sommesso ridacchiare,
la buona colazione, lo scorrere della giornata non mi aveva permesso di
perdere il senso di una Immanente Presenza.
Il pomeriggio, passeggiando con Mohammed, tra i muri a secco coperti di
rovi che determinano le diverse proprietà, tornai sul vecchio gioco:
che strano, credevo che Douar Labib Ben Larbi non esistesse
invece
c'è. Un posto come questo, sperduto nella campagna, dove non è
ancora arrivata l'energia elettrica, dove l'acquedotto si è fermato
alla porta, che non è riportato da nessuna carta, sembra dimenticato
dagli uomini, ma non da Dio.
Nel parlare mi accorsi che mi stavo commovendo, mi chetai e dopo qualche
silenzio cambiai discorso. |
|
Un'altra
sensazione strana mi ha provocato quel villaggio dal nome lungo. Ero arrivato
già da qualche giorno, i volti e quei nomi così inusuali per
me si facevano sempre più familiari, gli sguardi ed i sorrisi, le
gentilezze supplivano l'incomunicabilità della lingua. Osservavo
le ragazze nel loro lavoro in quell'aia sempre linda
nonostante le
pecore, la mucca, gli asini, le galline, i cani ed i gatti non c'erano mosche
ad infastidire. |
|
Era abbastanza presto quella mattina: i due gatti erano entrati nella
stanza dove dormivamo svegliandomi perché si erano messi a giocare
proprio sulla porta dove la calda luce del sole era appena entrata con
prepotenza.
Così mi sono alzato e mi ero messo a guardare intorno, mi sembrava
di vedere tutto al "rallentatore". Avevo la sensazione che i
movimenti di chi mi stava intorno fossero più lenti del solito,
l'infinito paesaggio che circondava il villaggio sembrava fosse entrato
in quell'aia insieme al sole
lo spazio ed il tempo si stavano perdendo
l'uno nell'altro.
Non saprei spiegarvi, fu un attimo, o forse meno, ma subito mi balenò
quella strana sensazione ed ancora una volta fui preso dall'Infinito.
Benedirò il Signore
in ogni tempo, sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore, ascoltino gli umili e si rallegrino.
Celebrate con me il Signore, esaltiamo insieme il suo nome. |
|
La
notte, a Douar Labib Ben Larbi, è una emozione a parte.
Nei primi giorni al mio arrivo il cielo era senza luna, tersissimo e nero
come la pece, pieno come non mai di stelle
così pieno e denso
di piccole luci da essere incapace di riconoscere le costellazioni che invece
ben conosco. L'assenza di luci artificiali permette una visione unica, tale
da percepire le "profondità del cielo".
Da sé, e senza troppa fatica, mi venne in mente la Promessa che Dio
ha fatto ad Abramo
conta le stelle del cielo
Non le ho contate, ma la mia mente è scivolata rapida sul salmo 8:
"Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita, la luna e le stelle
che tu hai fissate, che cosa è l'uomo perché te ne ricordi
e il figlio dell'uomo perché te ne curi?"
Stavo ripetendo queste parole quando il cielo fu attraversato da una stella
cadente: "O Signore, nostro Dio, quanto è grande il tuo nome
su tutta la terra!". |
|
Adesso,
tornato a casa, i ricordi si affollano nella testa
i luoghi, le persone,
i suoni, gli odori, la vita di tanti che mi è scorsa accanto.
Adesso, tornato a casa, ho una certezza in più: in una terra lontana,
lontana per distanza, lontana per cultura, lontana per religione, lontana
per mille ragioni ho degli amici. In quei giorni ho percepito la loro simpatia
per me ed il loro affetto
lasciandoci abbiamo pianto a lungo. |
|
Quando i miei amici telefonano
laggiù (i telefoni cellulari fanno miracoli) posso mandare un saluto,
sentendo la loro voce rivedo il loro volto e loro il mio. Non credo che
questo sia poca cosa
c'è un filo di affetto che lega Livorno
a Douar Labib Ben Larbi, l'Italia ed il Marocco, una famiglia di musulmani
ed un cristiano, un imam ed un prete.
Questo, secondo me, è importante per il mondo perché è
con fili come questo che il Signore Dio tesse sul telaio della storia
umana disegni di Pace.
|
|
P.S.: se vi capita di conoscere
un marocchino, ma va bene qualsiasi persona che venga da qualche parte
di questo mondo, fatevela amica. Spalancate la porta di casa vostra
chissà se da qualche parte di questo mondo ci sia un villaggio
sperduto che vi aspetta, dal nome magico come Douar Labib Ben Larbi. |